Nota critica (quarta di copertina)
Rocco Futia (…) ci offre ancora un’opera creativa, diversa, per genere, dalle precedenti.
Alle recenti pubblicazioni di La maschera (raccolta di sonetti, Messina, 1992), di Contrappunti sull’educazione (saggio sulla scuola di base e sul postmoderno in educazione, Messina, 1992) e di La vestale di sabbia (raccolta di ‘racconti’, Messina 1994), segue la presentazione di questa lunga serie di aforismi.
In Futia, colpisce la particolare invenzione di topoi metaforici felicemente tradotti nella forma del pensiero poetante. Per cui abbiamo di fronte luoghi poetico-filosofici, letterari, narrativi, ermeneutici, teologici.
La raccolta presenta i 1083 aforismi che la compongono, come vere e proprie stoccate con cui l’Autore, con fare seriamente ironico, propone la propria chiave di lettura di una realtà frastagliata, immancabilmente sfuggente e forse per questo inquietante.
Futia, infatti, si dimostra attento come pochi ai cruciali problemi della società contemporanea e alla loro causa di fondo: la messa in discussione di valori, che, per secoli, hanno fornito sicure coordinate socio-culturali all’uomo europeo e alle sue proiezioni in altri continenti. E questi aforismi rappresentano in primo luogo la proposta d’un modo di combattere l’omologazione e l’incantamento.
L’esercizio del dubbio, l’uso quasi metodico dell’allusione e del rimando, la tecnica del velamento, costituiscono alla fine le implacabili frecce d’un arco pronto a colpire questo o quel bersaglio. Non ultimo il bersaglio dell’assuefazione (in una società dominata dai media elettronici) o quello dello smarrimento e della perdita del soggetto (nel tempo in cui si registra la sua innegabile condizione di Homeless Mind).
Futia, dunque, avanza ancora d’una mossa, eleggendo l’ironia dissacratrice, con l’evidente obiettivo del désenchantement.