LEONARDO PASQUONZO (quai illustre)
Rocco Futia continua con la sua narrativa surrealista. Il presente libro è dedicato nuovamente al personaggio da lui inventato, Leonardo Pasquonzo, le cui gesta, come in un romanzo epico, si susseguono nei racconti che l'anonimo locandiere di Krilonia fa a Jean-François Beauvais, lo studioso francese che larga fama ha ottenuto con i suoi pamphlet sul genietto di Sorrogne.
Gli episodi narrati rispecchiano lo stile di Futia: linguaggio brillante, sarcastico a volte, ironico e alludente, con simbolismi e rimandi letterari o filosofici più o meno diretti. E tante provocazioni per "imparare a pensare".
Nell'opera viene riconsacrata la figura di Leonardo Pasquonzo, genio singolare che assurge ai fasti della gloria post mortem. Attraverso le sue avventure viene rappresentata la società in cui viviamo, le debolezze umane – in particolare la vanità –, gli intrighi, le invidie di paese, la malizia della gente di Calabria Ultra, il malcostume, la cialtroneria, l'arrivismo, ecc.
Futia ci sorprende ancora una volta con le sue narrazioni, che oscillano tra il surrealismo e un realismo inusuale, ben mascherato dall'autore. L'asse narrativo intorno a cui ruota il racconto dei singoli episodi è (o sembra) sempre lo stesso: la messa in scena della stoltezza, della vanagloria, dell'impudenza intellettuale, dell'apparire...
Non è da tralasciare, comunque, il ruolo svolto dagli altri personaggi del romanzo, soprattutto da Firmina, moglie del Pasquonzo, la quale, alla fin fine, tenta qualunque scalata sociale per una forma di vanità congenita che impersona. E non è un caso che Leonardo Pasquonzo e Firmina De' Pompetti siano i veri, ma non unici, eroi (o anti-eroi) della storia. |