[...] una risata [...] ilare dell’ilarità che riempie il tempo dei fantasmi in sembianze reali, o dei clown in piglio picaresco e goliardico.
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    4765
(dal 13.6.2005)
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Editore: ANDREA LIPPOLIS
Collana: Narratori italiani
Pagine: 271
Prezzo: 15,30 euro
Anno di prima edizione: 2009
ISBN: 88-86897-46-4

Tipologia: Romanzo a episodi

 
Il tempo della chiacchiera è ameno, leggero, indefinito. Il tempo della narrazione è inclinato, a volte erto, a volte ondulato. Segue sempre le increspature di una storia e la corsa di eventi che non sono quasi mai quelli realmente accaduti.


Le pasquonzate possono fare il giro del mondo mille e una volta.

 

LEONARDO PASQUONZO - lo spettro del genietto

Con il sottotitolo di lo spettro del genietto, troviamo da qualche giorno in libreria il terzo tomo che Rocco Futia ha dedicato al noto personaggio di finzione Leonardo Pasquonzo, alla ribalta sin dal 1998, anno della prima comparsa del “rampollo, letterato” di Krilonia.

      Sulla scia dei primi due libri (Leonardo Pasquonzo, rampollo, letterato…, appunto, e Leonardo Pasquonzo, quasi illustre), l’eroe eponimo è presentato anche in questo volume come il prototipo dell’arroganza e della cialtroneria (ancorché appaiano dei segni di riscatto). Nei nuovi episodi, sono predominanti le gesta della moglie Firmina e di altri personaggi, che assumono ruoli non del tutto secondari nel romanzo (la cui struttura, ancora una volta, si presenta a episodi, interlacciati sul piano logico e cronologico, ma fruibili pure come indipendenti l’uno dall’altro).

Non meraviglia che lo scrittore abbia dedicato già tre libri al personaggio, tutti ambientati in un solo luogo dai molteplici nomi (Krilonia, Mocta Invidae, Sorrogne, Gnomello…). Le vicende di tale luogo assurgono alla funzione di exempla, per cui la ridente località magnogreca – che l’autore ama ambientare e contestualizzare nella Calabria Ultra Prima et Citerior – si presenta in tanti racconti di stoltezze all’altezza dei personaggi che animano la sua storia recente.

Così è facile seguire nel romanzo figure davvero emblematiche, quali il Bibliotecario (ironizzato perché, anche se indicato con la maiuscola, è l’estremo opposto e negativo rispetto al Bibliotecario, che nella mente dello scrittore è sicuramente Jorge Luis Borges), oppure Firmina (protagonista di primo piano in più occasioni, e destinataria, tra l’altro, di un singolare contrappasso), Antonio Degli Scimelli e Ugone Cavezziere (uniti nella lode e nel vituperio paesano), Francesco Nanio (pittore con gli alti e bassi di una frivola e affettata ispirazione), il City Governor e l’Assessore all’Incultura (figure che, pur essendo presenti ai margini del racconto, tuttavia ricoprono un ruolo ben preciso nella costruzione del contesto sociale di riferimento), ecc.

Dire qui che il Leonardo Pasquonzo di Rocco Futia è una costante provocazione culturale (e sociale, se vogliamo), è dire una cosa quasi scontata. L’universo, il microcosmo narrato è senza dubbio quello che sorprende per le riflessioni alle quali ci costringe. Suggerisce, infatti, di guardare il mondo circostante diffidando delle apparenti verità e spinge anche a considerare con profondità quello che si vede in superficie. E poi, la stoltezza non è nelle cose: è negli uomini. Gli uomini soltanto sono i portatori di virtù e vizi, in quella lotta perenne tra l’onesto e il truffaldino, tra il saggio e lo spavaldo della sapienza, tra il buon senso e la miserevole astuzia messa in atto contro il prossimo. Nel romanzo, inoltre, la figura femminile appare condensata in un’arpia quale donna Firmina (chiamata anche Infirmè e Firmè, in un maccheronico francese), la quale non solo ha imitato Leonardo Pasquonzo in arroganza, ma lo ha volentieri superato (stultitia docet).

Lo stile di Futia è particolarmente snello, e la lingua, come sempre, accurata. I rimandi letterari sono una prerogativa dello scrittore, così come l’onesta ironia è il sale che dà il sapore alla scrittura.

Alla fine, lo spleen conclude anche questo libro sul genietto di Gnomello, com’era avvenuto per i primi due: è l’amaro sorriso sulle vicende umane che hanno per protagonisti gli stolti, i ribaldi e vanagloriosi. Così è, se ci pare.

Il volume si chiude con l’eloquente citazione: Mundus vult decipi, ergo decipiatur [Il mondo vuole essere ingannato, ebbene lo sia].

Ricordiamo, comunque, che la prosa di Rocco Futia è un gioco narrativo, ricco di sfide e rimandi, rivolti al lettore attento, che di buon grado si lascia coinvolgere nella trama proposta e trasportare dal lessico peculiare dello scrittore.

La veste tipografica risulta ben curata dall’editore Andrea Lippolis, e si presenta elegante e impreziosita dall’illustrazione di copertina, che ben suggerisce il contenuto dell’opera.

Maria Rosaria Pennisi
Università di Catania    
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